TRA I LUPI NON ESISTE L’ALFA.
Stamattina, come spesso mi accade la domenica, stavo leggendo i post del gruppo Facebook per approvarli. Tra i tanti ne ho letto uno di una ragazza che mi suggeriva un articolo pubblicato sul sito greenme.it intitolato:
“Non esiste alcun esemplare alfa tra i lupi, la scienza sfata il mito del capobranco”.
Clicca QUI nel caso lo volessi leggere l’articolo.
Il titolo mi ha incuriosito e sono andato a leggerlo anche io, anche perché Eleonora, l’autrice del post, mi chiedeva una opinione in merito.
Ecco quindi la mia risposta.
Il titolo publicato sul sito non è nulla di che, molto breve e approfondisce poco l’argomento. Inoltre credo che il titolo sia fuorviante.
Per prima cosa mi sento di precisare che non amo molto la definizione di “Capobranco”, troppo inflazionata secondo me e mi stona un po’.
La parola “capo” secondo me, come “comandare”, non rappresenta al meglio la giusta relazione che si dovrebbe avere con il proprio cane.
Preferisco molto di più la parola “leader”, più corretta, democratica e rappresentazione più corretta, a mio avviso, di come dovremmo intendere i cani.
Se in più sappiamo cosa fa il leader di un branco ci rendiamo conto che non potremo usare una parola migliore.
Infatti, anche l’articolo al suo interno fa riferimento alla parola “leader”.
La prima frase, che riporto qui per chiarezza:
“L’idea dell’animale dominante – o alfa…”
secondo me porta già un errore.
Ancora una volta c’entra la parola “dominanza” e il suo concetto. Questa frase associa la parola “dominanza” e “alfa”, scambiandole per sinonimi e la lettera “o” lo testimonia.
L’elemento alfa di un branco di lupi, che sia maschio o femmina, in genere ce ne sono due con due scale gerarchiche separate per i maschi e le femmine, è colui che è più alto in grado nella scala gerarchica, una gerarchia a forma piramidale. In cima sta la coppia alfa e a seguire altri membri del branco, gregari, che vanno via via scendendo di grado.
Leggendo l’articolo, non si può non essere d’accordo con il suo contenuto che però non è ben rappresentato dal titolo.
Fino a qualche anno fa si pensava che i più alti in grado sulla scala gerarchica fossero dei soggetti “dominanti”, e avessero conquistato tali posizioni attraverso la forza e continui scontri con altri membri del branco.
La notizia riportata nell’articolo abbastanza recente, 31 dicembre 2021, non è affatto recente come sembra.
Già da tempo questo concetto è stato affrontato da illustri studiosi, ricercatori, addestratori.
Maurizio Romanoni, tra i tanti, di cui puoi vedere la mia intervista QUI, ha scritto in merito al tema della dominanza.
La collega allevatrice Miriam Rizzo, qualche anno fa durante una serie di seminari che abbiamo organizzato insieme, ne ha parlato durante una sua presentazione.
Prima ancora l’illustre biologo David Mech, grande osservatore sul campo e studioso dei lupi, ha provato che il concetto di dominanza esiste e come, ma non come la intendono moltissimi possessori di cani che usano la frase
“Il mio cane è dominante”
ogni qualvolta che non sono in grado di gestirlo. Quello dipende soltanto dal fatto che ogni cane, con il proprio temperamento e carattere, deve essere ben gestito in quanto cane e noi, in quanto umani, abbiamo il dovere di studiare e conoscere come un cane funziona e comunica.
Le incomprensioni che generiamo con il nostro cane proprio perché non abbiamo una lingua comune, non possono certamente essere ridotte alla suddetta frase:
“Il mio cane è dominante”, come se fosse una autorizzazione al rinunciare di capirne del proprio cane.
Tornando ai nostri lupi, il concetto di soggetto dominante come colui che gestisce un branco non può essere considerato come unico elemento di valutazione per ottenere la leadership.
E’ stato invece ampiamente dimostrato che il leader diventa tale prima di tutto perché viene eletto dal branco, una vera e propria elezione di quell’elemento che merita questo ruolo. Ruolo importante, come dico sempre, proprio per le mansioni che ha e per come si comporta. Comportamento che non ha niente a che vedere con la forza o la violenza.
Il leader è quell’elemento saggio, spesso ansiano, di grande esperienza, in grado di condurre un gruppo, proteggerlo, che garantisce la sicurezza fisica e mentale del resto del branco e che sa procurare il cibo, risorsa primaria che garantisce la sopravvivenza.
Anche quanto riportato dall’articolo e dal biologo David Mech in riferimento al fatto che un Alfa diventa tale perché ha l’opportunità di accoppiarsi e di riprodursi mi sembra incompleto.
Mi verrebbe da pensare: e perché allora, a questi soggetti, maschio e femmina, viene data l’opportunità di riprodursi a discapito di altri?
Quindi deve esserci qualcos’altro, in questi individui, che li porti ad essere riconosciuti leader prima che si riproducano. Tale opportunità è una conseguenza dell’essere leader, non la causa.
Credo che il fatto di comportarsi in un certo modo nel quotidiano, l’età, l’esperienza di questi soggetti li porti ad essere leader naturali, senza necessità di ricorrere ad alcun atto di violenza, piuttosto ad una scelta ovvia per tutto il branco.
Il leader sa sempre comportarsi in ogni situazione, comunica bene, mantiene la pace all’interno del branco prevenendo e interrompendo eventuali scontri tra altri elementi del gruppo.
Gli studi di lupi selvatici nel loro ambiente naturale hanno dimostrato che quasi mai si fa riferimento a scontri fisici, come spesso si credeva prima, per l’ottenimento della leadership. Il lupo quasi sempre sceglie di non lottare, evita lo scontro e mette in scena una serie di stratagemmi e di rituali per evitare lo scontro con membri dello tesso branco e con quelli di altri branchi.
Solo in casi estremi, quando le circostanze non lo permettono, lo scontro ha luogo, ma sono casi veramente sporadici.
Quindi chiamiamo pure i lupi più alti in grado Alfa, Leader o anche semplicemente X, ciò che importa è sapere come si comportano questi soggetti per meritare il ruolo del leader.
Ricordiamoci, non esiste alcun leader se non c’è un gruppo di gregari che lo elegge e lo sostiene come tale.