I 5 punti del metodo BeDog - Una lezione fondamentale di 35 minuti

I 5 punti del metodo BeDog - Una lezione fondamentale di 35 minuti

Come una buona strategia ci porta a gestire bene il nostro cane.

Juju, sempre lei, la mia femmina di Labrador, mamma di una cucciolata di otto cuccioli che ormai dovreste conoscere per via del grande test alla mia leadership a cui mi ha sottoposto qualche mese fa durante la sua gravidanza.

Trovi QUI l’articolo.

Ancora lei si propone come mia tester adesso che i cuccioli sono nati a già grandicelli e ormai in via di consegna alle nuove famiglie.

Mi piace raccontare quanto accade nella mia vita quotidiana con i miei cani, sia perché non voglio perdere il carattere di blog di Dog Cafe, ricordo che così è nato, come un semplice blog in cui raccontavo le mie storie con i miei cani, sia perché credo che possa interessare molto dati i vostri feedback agli articoli che hanno come tema un episodio di vita quotidiana.

Ecco dunque che, quando posso, vi condivido la mia esperienza di gestione quotidiana dei miei cani proprio per cercare di darvi un riferimento per la gestione dei vostri cani.

Molte persone credono che a me non capiti o non possa capitare nulla con i cani, che io abbia una gestione perfetta e quindi nulla ormai può più accadere.

Non è così. “Gli esperti sono loro” come dice Maurizio Romanoni, noi possiamo essere soltanto diversi in base all’esperienza cinofila che ci ritroviamo ma mai saremo al livello dei nostri cani.

La nostra abilità, quello che vorrei che passasse con tutte le informazioni che diamo con i percorsi di Dog Cafe Academy®, sta nell’imparare a gestire e a barcamenarci al meglio tra le insidie della convivenza con un essere vivente diverso da noi: il nostro cane.

Ecco cosa è accaduto nelle ultime settimane.

Siamo in via di consegna di cuccioli e Juju ormai non allatta più tanto. E’ più una formalità, tanto per aiutare le mammelle a svuotarsi e rientrare gradualmente.

Per mia abitudine, tengo la mamma con i cuccioli il più possibile fino alla consegna a 60 giorni, proprio per dargli la possibilità di imparare la propria lingua, competenza sugli stop e tante altre cose che li aiuteranno a vivere nel mondo per il resto della loro vita.

Ma anche questa operazione va gestita gradualmente e da soggetto a soggetto cambia.

Juju è una brava mamma, durante i due parti che ha fatto nella sua vita si è comportata da vero lupo, non è stato necessario alcun mio intervento: mi sono solo divertito a pesare i cuccioli, mettere nastrini e fare foto.

In quest’ultima cucciolata, probabilmente ho commesso un errore, ammesso che si possa definire tale, ho tenuto Juju con i cuccioli per un tempo eccessivo.

Le prime due settimane, la prima in particolare, mi sembra chiaro che la mamma non voglia abbandonare per alcun motivo la cucciolata, spesso mangia direttamente nella cassa parto mentre allatta e per farla uscire a sporcare devo usare il guinzaglio.

In genere sono molto rispettoso di questo e dei tempi che la mamma stessa detta.
Se è una brava fattrice, sicuramente saprà più di me quanto stare con i cuccioli.

Trascorse le prime settimane e usciti fuori dal pericolo di morti improvvise dei cuccioli, la situazione si stabilizza un po’ per tutti. La mamma si rilassa, io mi rilasso: quel primo periodo è davvero difficile, ogni mio sguardo dentro la cassa parto è un incubo, il contare continuamente i cuccioli e assicurarmi che respirino tutti è veramente uno dei periodi peggiori che un allevatore possa passare. Ma finito quello inizia il divertimento, i cuccioli aprono gli occhi e le orecchie, iniziano ad interagire diversamente e a giocare tra loro e osservarli è un piacere, oltre che molto interessante dal mio punto di vista di studioso della lingua del cane.

A quel punto la mamma, comincia gradualmente a cedermi il testimone, come a voler dire:

“Adesso ci pensi tu”.

Attenzione non mi riferisco a situazioni purtroppo spesso diffuse, per cui la mamma viene allontanata dai cuccioli per prepararla alla prossima gravidanza, ma ad una condizione fisiologica in cui la mamma, come accade in natura, piano piano mette i cuccioli a distanza, riducendo i momenti di contatto, per prepararli alla vita.

Sta di fatto che questa volta, non so per quale motivo, ho colto meno questo graduale passaggio di Juju con i cuccioli, interferendo, forse troppo, con la gestione delle loro interazioni e, forse per paura di non dargli abbastanza latte o indicazioni sul come vivere la vita da parte della mamma, ho “costretto” Juju a stare con loro per un tempo eccessivo.

Diciamo che, ancora dopo diverse settimane, anche oltre il mese di età dei cuccioli, avevo ancora un regime simile a quello dei primi giorni di vita.

La protesta di Juju non tardò a manifestarsi e infatti cominciò ad assumere ancora una volta, dei comportamenti strani, diversi dal normale.

Piccoli abbai mattutini, al limite dell’alba, altri abbai durante la giornata mentre era con i cuccioli, cominciarono ad insospettirmi, oltre che ad infastidirmi.

Da buon umano, mi innervosivo al solo sentire il suo piccolo abbaio, non immaginatevi chissà che, piccoli vocalizzi rari per i miei cani, tanto da portarmi a verificare cosa ci fosse.

Non vedevo mai nulla se non Juju in piedi sul recinto che mi guardava e i cuccioli tranquilli e sereni.

Le mie prime reazioni erano quelle da umano:

“Perché cavolo abbai?” dicevo tra me e me sempre con l’insopportabile atteggiamento dell’uomo che colpevolizza il cane.

Come con i bambini, se qualcosa non va, il motivo va cercato nel perché e spesso la causa del disagio del bambino, così come il cane, lo abbiamo provocato noi, per disattenzione, per stanchezza o per altro.

Non possiamo mai colpevolizzare un cane o un bambino per qualcosa che non funziona.

Ecco che “protesta” dopo “protesta”, mi destai da questo comportamento da umano e mi settai sulla frequenza del cane ripetendomi la domanda:

“Perché abbai?”

questa volta senza rancore, ma con serenità, con l’obiettivo di comprendere un eventuale disagio di Juju di cui non mi stavo rendendo conto. Arrivai alla soluzione o meglio, arrivai a capire cosa Juju mi stesse dicendo.

Tra poco ve lo dico, devo prima darvi un altro elemento che confermò uno stress del mio cane in quest’ultimo periodo di gestione della cucciolata.

Ero giunto alla conclusione che qualcosa la portava a stress e decisi, come mio solito fare, di appostarmi per osservarla di nascosto cercando di capire cosa facesse.

Eravamo già nel periodo in cui le interazioni con i cuccioli non erano più di 24 ore su 24, si alternavano momenti di contatto in momenti di allontanamento di Juju mentre stava in altri posti con gli altri adulti.

In quel momento i cuccioli rimanevano o da soli o con altri adulti per continuare ad imparare la propria lingua e le regole di interazione.

Questa è un’abitudine che applichiamo qui in allevamento. Se la mamma non sta con voi perché non può (per un qualsiasi motivo), ci sarà un altro adulto del branco che farà le sue veci. Certamente non per allattare ma per delle belle lezioni di vita, sicuramente.

In fondo in natura succede questo.

Quando la mamma lupa non è disponibile, magari perché è a caccia con gli altri, alcune balie o zii o fratelli adulti di cucciolate precedenti, si adoperano per badare ai cuccioli in loro assenza, proprio come i nonni o le baby sitter fanno con i nostri figli quando non ci siamo.

Ricordo che la sensibilità del lupo come animale sociale e aiuto reciproco all’interno del branco è molto simile, se non superiore a quella degli esseri umani.

A tal proposito se vuoi saperne di più sui lupi, non perderti l’occasione di partecipare al prossimo webinar sui lupi:

Conoscere il LUPO per capire il tuo CANE – con il Prof. LUIGI BOITANI, massimo esperto mondiale in tema di lupi e professore alla Sapienza di Roma che terremo il prossimo 22 novembre 2022.

 

Ma tondando alla nostra Juju, quando posso mi piace riproporre al meglio ciò che accadrebbe in natura, per me è una forma di ascolto del lupo che c’è in ogni nostro cane e di rispetto della loro esistenza.

Purtroppo questa mia gestione del contatto con i cuccioli e delle relative pause da loro, non era sufficiente. Ripensandoci bene, cercavo di tenere Juju ancora troppo tempo con loro durante il giorno e questo poteva portarla a stress.

Se tra di voi ci sono mamme che allattano o hanno allattato forse possono comprendere bene lo stato emotivo di Juju.

A conferma di questa mi convinzione, è stato un fatto che è accaduto qualche giorno fa con il mio veterinario.

Era venuto in allevamento per effettuare il primo vaccino e l’installazione del microchip dei cuccioli e per il richiamo del vaccino della Leptospirosi di Juju, rimandato per via della gravidanza.

Da qualche giorno avevo notato un precoce cambiamento del viso di Juju, diverse parti del pelo del viso si erano imbiancati. Cosa strana per un cane ancora relativamente giovane come Juju. In genere i peli bianchi cominciano a comparire in tarda età ma Juju già li manifestava ed erano apparsi relativamente presto per la sua età di poco più di 3 anni.

Stranito chiesi conferma al veterinario, suggerendo l’ipotesi che lo stress della gestione dei cuccioli potesse accelerare in Juju questo processo.

La mia ipotesi fu confermata e tutto mi fu chiaro.

L’abbaio fuori luogo, il continuo movimento in alcuni momenti della giornata e il pelo bianco nel viso adesso avevano un senso. Juju stava vivendo un forte stress a causa della gestione della cucciolata, che aggiungo, cresce splendidamente.

Andava da periodi di rifiuto, voleva uscire dal recinto dei cuccioli, a periodi in cui voleva assolutamente tornarci. Una smania atipica per Juju.

Cosa fare allora?

Come ridurre lo stress del cane mantenendo ancora allo stesso tempo un buon contatto della mamma con i cuccioli?

Ecco che l’osservazione del mio cane mi ha dato gli strumenti per comprendere come agire.

La mia fantasia, ormai abbastanza allenata nel trovare adeguate strategie di gestione dei miei cani, mi ha portato a studiare un piano strategico che poteva risolvere la questione.

Non potevo avere la certezza che il mio cambio di gestione funzionasse, come sempre dovevo dare tempo e soprattutto avrei avuto la prova del nove la mattina seguente all’alba, precisamente alle 6, quando Juju era solita abbaiare maggiormente per protesta perché non tollerava più il lungo tempo della notte trascorso con i cuccioli.

Era una questione di tempo:

“Ok è scaduto il tempo, adesso devo fare qualcos’altro e voglio uscire”.

Mamme, sicuramente voi capirete maggiormente. Come vi sentivate quando i primi tempi allattavate vostro figlio? Non avevate voglia di scappare e fare altro quando raggiungevate il limite?

Credo proprio di si.

Ecco quindi che, ricordando anche il periodo in cui mia moglie allattava le nostre bimbe, mi misi nei panni, per quanto possibile, della mamma Juju e compresi meglio cosa fare.

Provai a gestire meglio il tempo di interazione tra Juju e i cuccioli durante il giorno in modo da ridurlo all’essenziale, piccole allattate e pochi momenti di “scuola di lingua del cane” per poi allontanarsi e rilassarsi con gli altri adulti.

Naturalmente questi ultimi mi avrebbero aiutato a compensare il lavoro della mamma in sua assenza, proprio come fanno i lupi con le balie.

Ecco che il primo risultato non tardò a manifestarsi, all’alba della mattina dopo Juju non ha abbaiato e solo quando mi sono svegliato io, solo un’ora più tardi, Juju si è lasciata condurre in altro luogo lontano dai cuccioli.

La continua osservazione di Juju durante il giorno per capire se avesse la necessità di vedere i cuccioli continua ma così facendo sono più rispettoso delle reali esigenze del cane, seguendo le sue indicazioni senza portarla a stress con le mie interferenze da umano.

Ecco che la formula osservazione + fantasia (nel cosa fare) + strategia, ci porterà sempre ad una corretta gestione del nostro cane e quindi ad una notevole riduzione di problemi con lui.

Buono studio.

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