Ecco l’ho detto, odio le expo.
Per tanti anni le ho frequentate, in lungo e in largo per l’Italia e per l’Europa, con e senza i miei cani.
E si, perchè all’inizio provavo piacere a frequentarle, mi piaceva l’ambiente e tanto mi piaceva che se avevo occasione andavo a visitarle anche se non avevo cani da esporre.
Mi è capitato con una esposizione in Umbria, una delle migliori in Italia e anche in Inghilterra quando ho visitato una piccola, si fa per dire, esposizione locale in una campagna inglese e il rinomato Crufts, la più grande esposizione del mondo, un vero e proprio paese dei balocchi per gli amanti dei cani.
Sono stato al Crufts diverse volte e una anche per presentare due dei miei cani. Fu una grande soddisfazione, come lo è per qualsiasi allevatore.
Presentare i propri cani al Crufts! Wow.
Ma devo dirvi che quell’anno fu l’anno in cui mi divertii meno.
Il Crufts, trovi QUI il sito se ti va, è una vera fiera dei cani, oltre ad essere presentate tutte le razze riconosciute nei 4 giorni di manifestazione, ci sono a corredo una serie di attività riguardanti il mondo della cinofilia che farebbero impazzire ogni cinofilo o amante dei cani.
Ecco, appunto, amante. Cosa intendiamo per amante dei cani?
Da che punto di vista una persona ama i cani?
Questo articolo sono più che altro riflessioni personali di un cinofilo, probabilmente amante dei cani nel vero senso della parola. Proprio come se fosse un diario personale, ciò che era Dog Cafe all’inizio, un blog.
Non voglio additare nessuno, probabilmente questo articolo farà inorridire i colleghi allevatori se lo leggeranno mai:
“Come? Non vai alle expo? E coma fai? Ogni allevatore deve farlo, non si può prescindere da questo”.
Io invece lo faccio, con tutte le conseguenze, positive e negative, che comporta questa decisione.
Non ho deciso a tavolino, sono arrivato a questa conclusione che oggi metto per iscritto con un percorso meditato e ponderato e anche un po’ per caso.
Il periodo di pandemia ha creato il contesto adatto per fare questo ragionamento. Il lockdown che eravamo costretti a rispettare aveva un suo lato positivo: niente più expo e questo mi ha dato o meglio ci ha dato, a me e ai miei cani, la possibilità di provare un mondo cinofilo senza expo.
Beh, non era poi tanto male. Niente stress dovuti ai lunghi viaggi in macchina, lunghe attese di viaggio, spostamenti e attese per entrare nel ring.
Infiniti tempi morti per dieci minuti di vera expo, il giudizio non dura poi così tanto.
Niente stress da competizione inutile per raggiungere chissà quale risultato poi. Premi che non sono veri premi. Un CAC, parola che farebbe spuntare le lacrime agli occhi ad ogni allevatore al solo sentirla, premio ambitissimo per ottenere il famoso campionato e che mi ha portato a vedere scene veramente incredibili.
Posso comprendere il comportamento umano davanti a tali competizioni ma ogni volta penso ai poveri cani che non sanno nulla di tutto questo, di cosa sia una esposizione e cosa significa fare le belle statuine per 10 minuti, girando in tondo in un recinto insieme a tanti altri cani anch’essi stressati dalla situazione.
Ho vinto alcuni campionati con i miei cani, ma poi, una volta ottenuti, non mi hanno dato tutta questa gratificazione. Non ho venduto più cuccioli deprima e non ho ottenuto un beneficio immediato.
In cambio, per raggiungere questi risultati, ho sottoposto i miei cani a stress inutili.
La prima cosa che ho detto all’ultimo laboratorio di gestione del cane di Firenze, è stato:
“Perché siamo qui? E perché i vostri cani sono agitati?”
Non mi riferivo all’agitazione che ogni cane potesse avere da una gestione non corretta a casa da parte dei proprietari, ma da ciò che quella giornata rappresentava per i circa 10 cani che erano li.
Stavamo chiedendo ai cani una cosa anormale: trovarsi in mezzo a tanti altri branchi, fuori dal proprio territorio di pertinenza e questo è innaturale e di conseguenza provoca stress al cane.
Figuriamoci come può apparire una esposizione di bellezza in cui i cani sono centinaia, in spazi e condizioni sicuramente meno vivibili del laboratorio di Firenze.
Ecco che i due anni di fermo delle expo’ mi hanno dato il tempo di riflettere e di mettere in pratica ciò che per anni mi ero immaginato: non frequentare più le expo.
Mi sembrava impensabile, allevo e come potevo non farmi vedere in giro con i miei cani?
Ne parlavo con molti colleghi allevatori i quali mi guardavo storto, come se stessi dicendo delle assurdità, non partecipare alle expo? Impossibile.
Altri mi dicevano che non avrei più venduto cuccioli se non mi fossi fatto vedere.
Beh, su questo avrei da ridire. Non facciamo cucciolate in batteria per scelta e per rispetto delle nostre fattrici.
Le persone che negli anni, hanno adottato i nostri cuccioli, sono oggi amici, persone che non ho conosciuto alle expo, si, magari mi avranno visto a mia insaputa, ma sicuramente sono persone con cui ho instaurato una relazione personale.
Questo tipo di approccio mi ha portato ad avere delle garanzie sul dove e con chi i miei cuccioli vanno, cosa molto importante per me.
Ecco, sapere dove vanno i miei cuccioli è fondamentale, non voglio essere il responsabile di una loro vita infelice e se negli anni, qualche volta è capitato per una mia valutazione errata della famiglia adottiva, fortunatamente il destino mi ha dato la possibilità di ricollocare questi miei cani in famiglie più adeguate.
Oggi so che sono felici e per questo, ringrazio tutte le persone che se ne stanno prendendo cura.
Ma tornando alle expo, perché non le tollero proprio?
Certo, alcuni ambienti sono veramente belli, le location dove vengono svolte, ricordo con piacere i raduni in Toscana o le piccole esposizioni nella campagna inglese dove il silenzio, anche tra i cani, regnava. Incredibile, solo gli inglesi possono raggiungere questi risultati.
Il casi…., scusate, il caos che si avverte entrando in un padiglione di una esposizione è incredibile e non oso immagine le percezioni dei cani di questo disagio che percepiscono 10 volte di più dei nostri sensi.
Loro allo stesso tempo, stanno ore e ore chiusi nei kennel in attesa che qualche giudice “esperto”, decida se sono “belli o no”.
Certo, detta così suona malissimo, poveri cani, esistono cani brutti? Brutti da che punto di vista?
Naturalmente facciamo riferimento ad uno standard di razza che indica i criteri per cui un cane è “bello” o no, meglio dire in tipo o nello standard.
Guarda questo VIDEO per saperne di più.
Ma perché lo standard da delle indicazioni sul come deve essere il cane? A cosa fa riferimento?
All’utilità. Ogni razza, come ho più volte detto, è stata selezionata per qualcosa, per un ausilio.
Guarda anche questo VIDEO.
Purtroppo questi eventi, che potrebbero sicuramente essere organizzati meglio per ridurre lo stress dei cani, non garantiscono più lo scopo iniziale, per cui era necessario verificare se il lavoro di un allevatore che presenta i suoi soggetti fosse corretto o no.
Quando presento uno dei miei soggetti ad un giudice, fondamentalmente sto facendo una domanda:
“Caro signor giudice, lei che è un esperto di tutte le razze, mi dica, sto procedendo bene nella selezione della mia razza? I soggetti assomigliano allo standard?”
Domanda lecita che ogni allevatore si fa o si dovrebbe fare e a cui i giudici dovrebbero dare risposta. Purtroppo la realtà ormai non è più cosi.
Ciò che gira intorno al fenomeno esposizioni non è argomento di questo articolo e ripeto, questa mia riflessione non è un’accusa nei confronti di giudici o delle expo. Ciò che penso sempre è la salute fisica e mentale del cane.
Spesso abbiamo sentito storie di cani morti o fisicamente danneggiati a seguito di una expo o di un trasferimento per una di esse. Questo naturalmente è inaccettabile e ciò che è altrettanto inaccettabile e che spesso passa inosservato è il disagio mentale che ogni cane subisce ogni weekend durante questi eventi.
Pochi sanno cosa significa per una cane uscire dal proprio territorio e incontrare altri cani (lupi) di altri branchi, peraltro in condizioni di forte limitazione, guinzagli (tiratissimi e mal gestiti), kennel, spesso inadatti e posizionati in batteria in ambienti molto rumorosi. Tutto questo, per quanto io potessi gestirlo al meglio, creava comunque forte stress ai miei cani e anche a me, tanto che lo percepivo nel ring quando il mio cane mi emetteva tutti i segnali di questo mondo per farmi capire che non gradiva la manipolazione del giudice, l’attesa al guinzaglio prima del giretto di turno e tanto altro.
In teoria sapevo tutto ciò ma i due anni di pandemia mi hanno dato la possibilità di provare l’altra faccia della medaglia. Beh, è decisamente meglio.
Cosa fare allora? Mi piace sempre pensare ad una possibile soluzione per migliorare il mondo e chi vi abita.
Se lo standard si basa sulla verifica della morfologia, carattere e attitudine di ogni razza, perché una razza serve ad espletare un compito utile all’uomo, perché non abolire definitivamente le esposizioni di bellezza e provare i cani sul campo?
Potrei verificare tali aspetti ugualmente mettendo un cane su un terreno e fargli fare il lavoro per cui è stato selezionato.
Nel mio caso ad esempio, allevando Labrador, potrei partecipare ad un evento per cui richiedo al mio cane una prova di lavoro: riporto di una preda.
Se il mio cane ha una morfologia corretta, riuscirà a farlo senza problemi, se il mio cane ha un buon carattere, riuscirà ancora ad espletare il suo lavoro di riporto collaborando con il conduttore e infine, se ho selezionato dei soggetti con una buona attitudine di razza, il lavoro che espleteranno verrà da se perché sarà naturale.
Ecco che abbiamo valutato la correttezza di un soggetto in relazione al lavoro per cui è stato selezionato. Cosa cambia rispetto alle expo organizzate facendo correre in tondo un cane?
Che i cani si divertono perché stanno nel loro ambiente naturale: la campagna. Spazi più ampi e più accoglienti per i nostri cani, divertimento anche per i conduttori, niente chiasso e niente simulazioni. Il cane sta veramente facendo il suo lavoro in quella occasione.
Qualcuno di voi potrebbe dirmi:
“Fabri, guarda che hai scoperto l’acqua calda, le prove di lavoro esistono già e servono proprio a questo”.
E’ vero ma esistono ancora e in numero troppo elevato, le esposizioni di bellezza e finche’ non si cambierà a fondo il concetto di valutazione di un cane non saranno altro che delle belle statuine con degli umani che gli corrono dietro legati ad un laccio.
Tempo fa, una mia femmina di Labrador, è stata per un po’ di tempo fuori con una addestratrice per prepararsi ad una gara di caccia. Sebbene lo stare senza di lei per quasi due mesi fosse stato terribile, sapevo che stava facendo il suo lavoro. Cosa che non pensavo affatto quando inviavo i miei cani con gli handler per partecipare ad un weekend espositivo.
Quando è rientrata, dopo aver ottenuto la qualifica che mi serviva, quindi un riconoscimento del giudice che mi stava dicendo:
“ok continua così, la tua Penny ha superato la prova e quindi è un Labrador in standard a tutti gli effetti”,
Penny era cambiata morfologicamente, era muscolosa, tonica e perfettamente in forma. Allenatissima, stupenda. Mai vista così.
Mai una esposizione di bellezza ha contribuito tanto al benessere fisico di un mio cane.
Da quel giorno, sempre più spesso, ogni decisione che prendo, cura per primo il benessere fisico e mentale del mio cane.
Non voglio dirvi di non partecipare ad una expo, se volete provare questa esperienza è giusto che lo facciate e magari, chissà, qualche altra volta ne farò una anche io con un mio cane, ma lo spirito sarà sicuramente diverso.
Andremo li per divertirci, sicuro che un mio cane non si stresserà perché ci sono io che lo rassicuro, il suo leader e se torneremo a casa senza alcun premio, saremo felici ugualmente perché avremo passato una giornata insieme incontrando vecchi amici.
Saremo comunque sereni.