Come aiutare un cane che percepisce pericoli. La storia di Mezcal e Betulla.

INTRODUZIONE
La percezione di pericoli da parte del cane è una delle situazioni più comuni che mi è capitato di incontrare durante il mio lavoro.

E le soluzioni che molti possessori attuano per cercare di risolvere questo problema sono molto lontane dal raggiungere un risultato anche minimo.

Devo dire che la fantasia dei possessori di cani è molto varia e le storie che ho potuto ascoltare durante il mio lavoro come Dog Listener sono alquanto divertenti.

Quella di Mezcal, una meticcia di Labrador nero e della sua compagna umana Betulla, è una di queste.

Mi è rimasta impressa non tanto per la particolarità del problema manifestato dal cane, cosa molto comune, quanto, invece, per una delle soluzioni che la proprietaria ha tentato di attuare per risolvere il problema.

Devo ammettere che non tutto quello che Betulla, ha attuato è scorretto, anzi, nel momento in cui si è manifestato il problema, Betulla aveva già attuato delle strategie tecnicamente corrette e potenzialmente vincenti. Purtroppo, però, non erano abbastanza per risolvere il problema di Mezcal.

Ma partiamo dall’inizio.

 

PROBLEMA DENUNCIATO DALLO STUDENTE
Betulla e Mezcal facevano già da qualche settimana un percorso di consulenze online con me per la gestione del cane.
Avevano già raggiunto un ottimo livello di relazione e tutto cominciava a funzionare nella loro convivenza.

Un bel giorno, quasi a fine percorso, Betulla si trovava a Milano. Loro normalmente vivono in un’altra città.

Mezcal era con lei e, come ogni giorno, Betulla aveva deciso di portare il cane a parco Forlanini.

Tutto sembrava procedere bene quando giunto il momento di togliere le tende e tornare a casa, Betulla si era diretta verso la loro Panda rossa rimasta nel parcheggio del parco e Mezcal, in quel momento libera, si era fermata vicino una fontana a circa 50 m dall’auto dando l’impressione di non volerla seguire.

Era letteralmente inchiodata sul posto, seduta e che guardava nella direzione dell’auto.

A quel punto Betulla ha cominciato a richiamare Mezcal invogliandola a seguirla per rientrare a casa, ma senza alcun successo. Mezcal non aveva alcuna intenzione di schiodare da li.

Durante il percorso di consulenze io e Betulla avevamo parlato tanto di come richiamare un cane, di quanto fosse importante il tono della voce, della postura e del mantenerne la calma.
Inoltre Betulla aveva anche l’ausilio di un ottimo premio in mano, non un premio ma un premio speciale, raro, del tipo che si tira fuori nei momenti di emergenza.

Ma nulla, anche quello non funzionava per convincere il cane a rientrare in macchina.

Non so, a questo punto, quanto Betulla avesse cominciato a pensare alle motivazioni che ponevano il cane in quella situazione di disagio, sta di fatto che, forse istintivamente, forse perchè ne avevamo parlato durante il percorso o per qualche altro motivo, decise di proseguire, salire in macchina e allontanarsi, lasciando Mezcal davanti la fontana.
Può sembrare una follia per la maggior parte degli umani ma la strategia poteva essere vincente.
Allontanarsi dal cane, quasi dando l’impressione che non fosse importante, aumenta le probabilità che il cane ci segua.
Avete mai sentito la frase: “Non correre che il cane ti insegue”?

Betulla salì veramente sulla sua Panda rossa, mise in moto e si allontanò per circa 150 m, tenendo sempre sott’occhio Mezcal dallo specchietto.
Nulla, era sempre li sul posto, il bluff non era riuscito.

In realtà bluff non era in quanto veramente era andata via e quando si accorse che dopo 150 m non avrebbe più visto il cane tornò al punto si partenza. Altra saggia decisione.

Andare via va bene ma senza arrivare al punto di perdere di vista il cane proprio per garantire sempre la sua sicurezza.

Tornando al parcheggio, l’unica cosa che Betulla pensò di fare è stato quello di prendere fisicamente Mezcal e metterla sull’auto.

Passarono tre giorni senza che prendessero l’auto. Dopo quel periodo Betulla scese con Mezcal in garage dove era parcheggiata la Panda rossa.

Il cane non aveva mai manifestato alcun problema a salire in auto e ancor più sulla Panda. Sta di fatto che in quell’occasione si ripetè la situazione di parco Forlanini.

Mezcal si è fermata sulla rampa di accesso al garage e non si è più mossa.

Periodicamente arrivava questo sciopero da parte di Mezcal che faceva andare in tilt la povera Betulla che cercava di capire come risolvere la questione.
Finalmente durante una delle nostre consulenze ne parlammo.

 

LA MIA INDAGINE
Intanto cominciavo a farmi un’idea di cosa avesse portato il cane a comportarsi in quel modo.
La prima cosa che mi è venuta in mente è stata una cattiva associazione alla Panda rossa.
Probabilmente qualcosa la aveva spaventata in vicinanza dell’auto e quindi il cane ormai la vedeva come un oggetto o un luogo poco sicuro.
Succede spesso con i cani.

Ma tutto era ancora poco chiaro. In fondo Mezcal non aveva mai avuto problemi del genere in precedenza, ne con la Panda ne con il furgone di Betulla sul quale era abituata a viaggiare.

Il secondo episodio successo nella rampa del garage, proveniva sicuramente dall’esperienza del parco in cui Betulla, dovendo trovare una soluzione efficace per andare via, aveva deciso di prendere fisicamente Mezcal e caricarla in macchina.

Un atteggiamento del genere sicuramente non porta nulla di buono nella mente del cane.
Ogni possibile sua preoccupazione per la Panda o per qualsiasi altra cosa non sarebbe stata risolta, anzi sarebbe stata rafforzata.

Così facendo agli occhi di Mezcal, Betulla non sarebbe apparsa un buon leader, figura di riferimento a cui il cane dovrebbe affidarsi per affrontare pericoli e preoccupazioni.
Non ha ottenuto altro che costringere fisicamente il cane ad entrare nel luogo della paura.

Sicuramente non era la strada corretta e il risultato non tardò a presentarsi quando, in occasione della Panda in garage, Mezcal ripropose lo stesso comportamento e nuovamente al parco il giorno dopo. Ormai era consolidato.

 

LA STRATEGIA DI BETULLA
Presa dalla disperazione, in attesa di poterne parlare alla consulenza successiva con me, tentò una ulteriore strategia per convincere Mezcal a rientrare in macchina ad un suo cenno.

Facendo leva sull’esperienza acquisita in ricerca olfattiva, Betulla pensò bene di tracciare un percorso a ritroso dalla macchina verso il parco con una serie di bocconcini messi in fila. Al rientro le bastò dire “cerca” e Mezcal guadagnò presto l’auto salendo, però, al posto del passeggero.
Del baule posteriore non ne voleva proprio sapere.

E’ chiaro che si trattava di un fuoco di paglia. Mezcal aveva seguito la traccia del cibo che fortunatamente aveva avuto più peso della sua paura, ma certamente non poteva essere una soluzione definitiva o attendibile. Non aveva risolto il problema principale e sicuramente Betulla sarebbe andata in fallimento dovendo pensare di risolvere tutte le eventuali paure di Mezcal creando tracce infinite di bocconcini.

Stava lavorando soltanto sul sintomo e non sulla causa del problema.

La paura per la Panda rossa, ammesso che Mezcal ne avesse, non era altro che un sintomo. Se ci concentriamo a curare il sintomo, il problema potrebbe riproporsi in altri contesti.

Allora la domanda che è giusto porci è: “Perchè Mezcal ha paura di qualcosa e non si fida di Betulla, li con lei e che, in quanto leader, dovrebbe garantire per la sua sicurezza?”.

Se Betulla avesse avuto una fortissima leadership in quell’occasione, così alta da superare la paura di Mezcal che si sarebbe fidata di lei, tutto si sarebbe risolto e si sarebbero risolte anche le paure che il cane avrebbe potuto avere in futuro. Anzi, più il leader è forte e meno le paure si presenteranno.

 

SOLUZIONE ADOTTATA
Curiamo la nostra leadership e tutto si risolverà.

Questo è il consiglio che ho dato a Betulla.
Uno strumento apparentemente non collegato al problema di Mezcal, non una soluzione immediata, mi rendo conto, ma che avrebbe portato ad una convivenza solida e tranquilla.

Betulla non era nuova a quel tipo di risposta da parte mia.
In quasi tutti i miei percorsi faccio riferimento alla leadership come elemento essenziale e basilare su cui poggia tutto, ma in quel momento glielo ricordai nuovamente.
Curare la propria leadership a casa nel quotidiano era alla base di tutto. Doveva diventare veramente super per guadagnarsi la fiducia di Mezcal in ogni situazione.

Ma rimaneva un problema: come smuovere Mezcal dalla fontana o dalla rampa del garage in modo da permettere a Betulla e al suo cane di rientrare a casa?

E’ chiaro che si tratta di un problema superficiale ma altrettanto importante a cui il mio suggerimento “cura la tua leadership a casa nel quotidiano” non da risposta, perché curare la leadership nel quotidiano richiede invece tempo.

Fu durante un’altra consulenza, che Betulla aggiunse un altro dettaglio alla storia.
A quanto pare Mezcal presentava una postura rilassata e tranquilla durante quegli episodi e come potrebbe essere se il cane percepisce un pericolo?

Dando per scontato che Betulla fosse in grado di leggere perfettamente una postura rilassata del suo cane, pensai subito che potesse trattarsi non di paura, ma semplicemente di un test legato alla laedership. Come tanti ce ne propongono i cani durante il giorno per verificare le nostre capacità di leader:

“Sei ancora un buon leader a cui posso affidare la mia vita?”

“Tu mi chiedi di andare via dal parco? E io mi oppongo.” dice Mezcal.
Vediamo se ti comporti da leader nella gestione di questa condizione.

Ecco che l’intuizione iniziale di Betulla di andare via era corretta. Ti isolo dal branco (Betulla + Mezcal) dato che non segui le mie indicazioni di andare in macchina.

Ma questo potrebbe non bastare se le condizioni ambientali non lo consentono. Lasciare un cane libero in un parco pubblico sicuramente ha una valenza limitata e comunque non sarebbe consentito.

Allora cosa fare praticamente per convincere Mezcal a smuoversi da li mantenendo allo stesso tempo una posizione da leader senza far fare un’associazione negativa della Panda al cane?

Mantenendo la calma, mi avvicino al cane approcciandomi con una traiettoria laterale, non vado dritto sul cane. Mantengo il guinzaglio al mio collo, senza dare l’impressione che voglia braccarlo e una volta raggiunto, sempre con molta calma, aggancio il guinzaglio al cane.

In molti casi basta inserire il guinzaglio per condizionare il cane e convincerlo ad alzarsi e seguirvi.

Ma se anche questo ancora una volta non dovesse bastare, invado lo spazio personale del cane camminandogli contro, come a volerlo investire, molto delicatamente ma in maniera decisa.
L’alternativa per il cane sarebbe stato cadere e non credo avrebbe scelto questo.

Una volta che il cane lascia la posizione, prontamente imbocchiamo la direzione da prendere e iniziamo a camminare.

Così facendo Mezcal avrebbe letto in Betulla dei comportamenti da leader ancora prima di raggiungere l’auto e questo sarebbe bastato per renderla collaborativa.

 

RISULTATI OTTENUTI
Dopo tempo Betulla mi disse che il mio suggerimento su come spostare Mezcal e condurla verso la macchina aveva funzionato.

Nei mesi successivi Betulla aveva avuto modo di osservare e studiare il proprio cane in altre circostanze e si era resa conto che Mezcal non amava le vibrazioni provenienti dal basso.
Sia in macchina con le vibrazioni del pavé delle strade di Milano sia in occasione di un viaggio in traghetto, Mezcal aveva mostrato disagio. E d’altronde, come non comprenderla?

In natura non esistono ne auto, ne traghetti, ne nient’altro che facesse vibrare il terreno.

Comprendere e conoscere i limiti del proprio cane, in maniera da potere agevolare un adattamento a ciò che per lui potrebbe non essere naturale, è una delle competenze del leader.

Il leader aiuta anche a crescere e a superare le difficoltà della vita.

Betulla questo l’aveva capito bene e attraverso l’uso di una vasca posizionata sul fondo dell’auto era riuscita a rendere più confortevoli i loro viaggi.

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