Convivenza tra topi e cani. La tecnica dell'acqua e sale.

Come è nato Dog Cafe?

AUTORE

Fabrizio Collovà

Forse non vi ho mai detto come è nato Dog Cafe.Da quando abbiamo deciso di andare a vivere in campagna, circa 7 anni fa per via dell’allevamento che non potevo certo più gestire in una casa senza troppo giardino e non adeguata alle cucciolate o a possedere un numero elevato di cani, anche se non ho mai deciso di averne troppi per via della mia volontà di curare la relazione con ogni singolo mio cane, sono iniziate delle piccole avventure tipiche dell’ambiente campagnolo.

Ho sempre amato al campagna, molto più del mare, anche se sono Siciliano e l’aver trovato un luogo che mette insieme la mia volontà di allevare Labrador e il piacere della vita campagnola ha permesso il verificarsi di una serie di aneddoti che ho pensato bene di mettere per iscritto.
Una sorta di diario che ogni sera, da quando stiamo in questa casa, avevo iniziato a scrivere e dove raccontavo a me stesso ciò che mi era accaduto durante la giornata. E di cose ne succedevano e ne succedono ancora.

Piccole scoperte in giardino, animali mai visti, piccoli e grandi, la gestione del pollaio, delle voliere con i pappagalli, del laghetto e del tanto desiderato orto che adesso è diventato recinto dei cuccioli perché gli aghi di pino delle pinete adiacenti non permettono la crescita di nessuna piantina. Dopo aver tentato di installare un piccolo orto per la mia famiglia, solo per il piacere di andare li con le mie bimbe a raccogliere le lattughe, tanto erano striminzite per via del terreno troppo acido, abbiamo deciso di dedicarlo ai cuccioli appena nati.

Le mie bimbe sono contente lo stesso e la mia schiena ringrazia.

Comunque oggi ho deciso di ricondividere con voi le prime pagine di questo mio diario personale di campagna, quello che, dopo un po’ è diventato un blog che ho voluto chiamare Dog Cafe.

Perché questo nome?

Cosa c’entra il caffè con i cani?

Nulla, ho soltanto messo insieme due mie passioni, non solo con le parole ma anche come mia attività.

Amo prendere il caffè, non quello ristretto, tipico italiano, ma quello lungo che ci vuole un po’ di tempo prima che finisca, tempo durante il quale faccio qualcosa.
Leggo, scrivo, lavoro o semplicemente sto con i miei cani in giardino.

Qualcuno fortemente patriottico potrebbe dire, “un caffè europeo, quello che non sa di niente”. Può darsi ma sta di fatto che a me piace e mi piace il rito, come se fosse un the o un bicchiere di vino da sorseggiare mentre si chiacchiera con qualcuno.

Forse sono fuori luogo stando in Sicilia, dove si muore di caldo e un caffè caldo e lungo non è proprio la bevanda adatta, ma a me piace sognare e migrare, anche se solo mentalmente, in altri luoghi.

Ecco che dopo diverse sere in cui scrivevo le storie della mia giornata, mi sono fatto una domanda.

“Chissà se queste storie potrebbero interessare a qualcuno”.

In fondo in esse parlo anche di come risolvere dei problemi legati alla gestione del proprio cane. E fu così che è nato Dog Cafe, un semplice blog, all’inizio, un caffè virtuale in cui immagino di sedermi con un bel caffè da sorseggiare lentamente e cominciare a chiacchierare di cani con gli altri frequentatori.

Anni dopo anni Dog Cafe è cresciuto quasi inconsapevolmente, era diventato un luogo in cui scaricavo tutto ciò che mi passava per la mente, consigli, dritte, storie e curiosità sui cani direttamente vissute da me con il mio branco.

Poco a poco si sono aggiunti altri mezzi di comunicazione come un canale YouTube, un gruppo Facebook che mi permettevano di raccontare queste storie anche in altri modi.
La gente ha cominciato ad appassionarsi e il loro supporto mi ha dato la possibilità di far crescere questo luogo virtuale di incontro, con scambi di idee, opinioni e trucchetti del mestiere.

Il mio titolo di allevatore ed educatore cinofilo non ha mai voluto dare un aspetto didattico, non volevo che Dog Cafe fosse un luogo in cui io parlavo dall’alto della cattedra e chi leggeva non aveva voce in capitolo. Ogni esperienza permette a tutti di crescere, io per primo e il confronto, quello costruttivo, non offensivo e polemico, permette a chiunque in Dog Cafe di trovare un luogo sicuro dove trovare, oltre la mia esperienza, anche quelle di altri possessori di cani non necessariamente “esperti”.

Con il passare del tempo, gli articoli sono cresciuti, la gente cominciava a chiedermi sempre più consigli su quanto vivevo con i cani e, per forza di cose, il blog ha cominciato a prevedere delle piccole guide su temi specifici e dalle guide arrivarono i videocorsi, i webinar e le consulenze individuali. Insomma solo all’inizio del 2022 Dog Cafe è diventato Dog Cafe Academy® la scuola online in cui si studia la lingua dei cani.

Ma una aspetto è rimasto uguale a quello del blog iniziale. Tutti i percorsi presenti nella Scuola danno delle indicazioni sul cosa fare per vivere serenamente con il proprio cane e come farlo, ma il confronto costruttivo e l’opinione di chiunque sia presente nella ormai grandissima community di DCA sono sacrosanti.

Ecco che oggi voglio proporvi il primo articolo del blog Dog Cafe in cui racconto una delle tante storie di campagna e cosa ho fatto per risolvere un problema non tanto semplice.
Mi scuso se l’articolo non è scritto perfettamente ma ho voluto lasciare quasi intatto il testo proprio per dare la sensazione che davano i primi prodotti di Dog Cafe.

Buona lettura.

Affrontare una convivenza forzata tra topi e cani.

La tecnica dell’acqua e sale

Ti rinnovo il mio benvenuto sul mio blog.

Iniziamo ad imparare qualcosa su questo fantastico mondo dei cani.

Oggi Baghera, uno dei due nostri gattaroni neri non voleva rientrare.

Ogni mattina, come sono solito fare e per un motivo che spiegherò più avanti, mi alzo alle 6 e vado a liberare tre dei nostri Labrador che la notte dormono in depandance. Per fare questo devo prima fare rientrare i nostri due gatti che durante la notte

hanno gironzolato per il giardino. Li chiamo le mie guardie del corpo notturne.

Li ho presi l’anno scorso in preda alla disperazione dopo che la nostra casa, disabitata da un po’, abitiamo qui da quasi due anni, si era popolata da topi e ratti.

Io odio i topi, una vera fobia. Me li ritrovavo dovunque e la presenza di diversi tipi di mangime in casa, per le galline, per i pappagalli e per i cani, certo non aiutava. Una vera invasione. O forse gli invasori eravamo noi dato che per anni questa era stata la loro casa.

Comunque dovevo risolvere il problema anche per una questione igienica: non è sano convivere con i ratti. Mi ricordo che ero ossessionato, li trovavo ovunque. Ho pure fatto analizzare le uova delle galline prima di mangiarle credendo che le avessero potute contaminare. Fortunatamente niente di tutto ciò era successo.

Portato al limite decisi di rivolgermi ad una di queste ditte che risolvono i problemi di topi: specie di supereroi riuniti in corporazioni. Li contattai telefonicamente e la prima cosa che dissi è stato:

“ma io ho cani, non possiamo mettere del veleno. Che soluzione alternativa avete?”

Allora il tizio di turno ha cominciato ad intraprendere un’opera di convincimento sul fatto che il veleno per topi messo in alcune trappole particolari non sarebbe mai stato lasciato in giro per il giardino e quindi i cani non ne sarebbero mai entrati in contatto. Mi ha spiegato che esistono delle trappole a forma di scatola, in cui il topo entra, mangia li dentro il veleno e riesce senza portarsi dietro nemmeno una briciola. La mia risposta:

“e il topo dove e quando muore?”.

Mi ha detto che il topo sarebbe morto dopo qualche giorno da un’altra parte, non nel mio terreno. Come se il topo avesse il concetto di proprietà. Che carino comunque, non voleva recare disturbo. Insomma mi sono lasciato convincere e abbiamo fissato un sopralluogo per studiare la strategia migliore. Dopo una serie di discorsi del tizio incaricato, compresa la sua promessa di acquistare in futuro un cucciolo dal mio allevamento e un’altra corposa serie di domande da parte mia, mi sono convinto ad accettare la loro proposta. In realtà però, non ero del tutto convinto. In tutto questo il servizio mi sarebbe costato soltanto 800 € l’anno. Una follia.

Ricordo anche che un’altra delle mie domande era stata:

“ma se in qualche modo il topo muore a casa mia e un cane lo trova e lo mangia, cosa succede?”.

Il tizio mi ha spiegato che la quantità di veleno letale per un topo è talmente minima che per un cane delle dimensioni di un Labrador risluterebbe indifferente.

Wow, avevo scoperto un’altro lato positivo dell’allevare Labrador. Pensate se avessi allevato barboncini teacup!

Il mio timore rimaneva comunque per la nostra bassotta a pelo duro Lola.

Pur nondimeno abbiamo deciso di piazzare diverse trappole lungo il muro di cinta in modo da creare un perimetro attorno al terreno. Altra mia domanda:

“e se i topi sono già nel mio terreno e ci vivono perchè hanno le tane qui…”.

Sinceramente non ricordo la risposta. Evidentemente non doveva essere stata molto convincente. Queste trappole metalliche sono state tassellate in testa al muro e avremmo dovuto aspettare almeno 20 giorni prima di verificarne i risultati. Intanto io, dalla mattina dopo, ero diventato una specie di radar vivente contro i topi morti. Ogni mattina, prima di liberare i cani, perlustravo tutto il giardino in cerca di qualche cadavere. Evidentemente il mio destino era segnato: dovevo comunque maneggiare topi.

Silvia: “hai voluto andare a vivere in campagna…?”

Non si sono fatti attendere troppo. Dopo due giorni si era formato in giardino una specie di campo di battaglia. Ne trovavo almeno 2/3 morti ogni mattina. Il fatto è che non ero sicuro che fossero tutti li. E se qualche cane l’avesse trovato prima di me? L’ansia cresceva inesorabilmente.

Una mattina, come al solito, ho liberato i cani. Chi sporca di qua, chi annusa di la. Ad un tratto mi sono accorto che Penny, una delle nostre Labrador nere, una cucciolona, ha cominciato a masticare vigorosamente qualcosa. Mi sono accorto che era un bel rattone gigante. Ci si poteva fare un pranzo di pasquetta per quanto era grosso. Che fare? In teoria lo sapevo. Dato che ancora la cucciolona non poteva rispondere ad un mio comando “lascia”, non lo conosce ed avevamo un rapporto ancora troppo poco consolidato per fare eseguire un comando del genere (con un adulto sarebbe stato diverso), avrei dovuto infilarle una mano in gola ed estrarre il ratto.

Secondo voi, con la mia fobia avrei mai potuto farlo? Certamente no. Stavo impazzendo. La masticazione è durata qualche secondo per me interminabile, in cui vedevo ormai il ratto interamente ingerito e la codina che ancora fuoriusciva dalla bocca. Provavo a chiederle di lasciare, ma figurarsi…

Chi pesava di più sul piatto della bilancia? Io che chiedevo a Penny di lasciare o un bel topone gigante bello gustoso e succolento?

Insomma finì per ingerirlo tutto. Ricordo ancora il sorrisino che comparve in faccia a Penny appena finito.

Allora che fare? Ho cercato di calmarmi e di tirare fuori tutte le nozioni in merito che avevo acquisito nella mia esperienza con i cani. Mi ricordai che poteva essere giusto riuscire a provocare il vomito nel cane nella speranza che potesse espellere il topo. D’altronde non poteva essere neanche così immediato il contatto con il veleno, non era mica un topo radioattivo. Sono andato subito a prendere un bel pugno di sale, le ho spalancato la bocca e gliel’ho tirato in gola. Subito dopo le ho fatto bere una bella ciotolona d’acqua. Neanche 30 secondi e il vomito era arrivato. Ero contentissimo. Ero riuscito nell’intento. Il topo era li sul terreno più stramazzato di prima. Certo menomale che era morto, altrimenti che esperienza dal suo punto di vista. Neanche Pinocchio che viene inghiottito dalla balena per poi uscirne vivo intatto.

Appena si era fatta un’ora decente ho chiamato subito il veterinario. E si, perchè tutto questo, naturalmente, era successo alle 6 del mattino. La solita sfiga di chi ha cani. Le cose succedono sempre di notte o per ferragosto, quando i veterinari sono sempre irraggiungibili.

Il mio vet mi ha fatto i complimenti per la prontezza, mi ha rassicurato dicendomi che probabilmente non sarebbe successo niente a Penny ma che, per sicurezza, sarebbe stato meglio fare un ciclo di vitamina K a tutti i cani, non sapendo se gli altri avessero ingerito qualche altro topo a mia insaputa.

Neanche a dirlo, il pomeriggio stavano smontando le trappole sui muri e fu li che decisi di prendere due bei gattaroni da una cucciolata di una signora. Sicuramente più economici e più simpatici delle trappole: Nanuk e Baghera.

Ma i miei cani, avrebbero gradito?

Lo vedremo più avanti.

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